Light years_point_line_surface | Opere di Attilio Terragni, Emmanuele Lo Giudice, Paola Falini | FORMEstudio art gallery Roma

Rome Art Week 2019

21-26 ottobre 2019

Light years / Anni luce
point_line_surface / punto_linea_superficie
Opere di Attilio Terragni, Emmanuele Lo Giudice, Paola Falini

Progetto a cura di Roberta Melasecca – Interno 14 next
Art Director  Filippo M. Martines
Supervisor Cinzia Schiraldi
Testo di Filippo Martines

Inaugurazione venerdì 25 ottobre 2019 ore 18.00 | FORMEstudio art gallery | Roma
Via di Villa San Filippo, 34 – Roma

In occasione di Rome Art Week 2019, la settimana dell’arte contemporanea, inaugura un nuovo spazio nel cuore di Roma, FORMEstudio indipendent art gallery_polifunctional space_architecture firm, diretto da Filippo M. Martines con la supervisione di Cinzia Schiraldi. Venerdì 25 ottobre alle ore 18.00 l’apertura ufficiale ospiterà il progetto Light years / Anni luce – point_line_surface / punto_linea_superficie a cura di Roberta Melasecca, con  le opere di Attilio Terragni, Emmanuele Lo Giudice, Paola Falini.

Durante la serata un’esperienza gastronomica, dalle tradizioni murgiane, a cura dell’Agrichef Donato Mercadante.

_INTRO
Ogni tela è un oggetto misterioso e celeste, in cui l’osservatore si perde venendo trasportato lontano Anni Luce. I Punti schizzano, Le Linee corrono, le Superfici fluttuano e nessuno può fermarli, corrono a perdifiato in uno spazio immenso a cavallo di un soffio d’aria.

_PROGRESS
L’anno luce è un’unità di misura della lunghezza, definita come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto nell’intervallo di un anno. Esso è comunemente utilizzato in astronomia per esprimere le distanze fra oggetti celesti posti al di fuori dal Sistema Solare, cioè per distanze su scala galattica. Nella geometria euclidea il Punto è in relazione con gli altri enti geometrici fondamentali, quali la Linea e il Piano. Il Punto è un concetto primitivo della geometria, ma anche elemento della procedura chirurgica detta “sutura”, in fisica è un corpo di dimensioni trascurabili rispetto al fenomeno oggetto di studio, nelle gare è un unità usata per stilare graduatorie. La Linea in campo geometrico è una serie infinita di punti adimensionali, succedentesi in modo “continuo”, che possiede una sola dimensione, la lunghezza, ma manca di larghezza e profondità; nelle comunicazioni era un tempo molto comune interpretare una Linea come un messaggio, in quanto essa, insieme al Punto, faceva parte del codice Morse, forma ante litteram di comunicazione digitale.

Il piano, inteso come Supericie: per una Linea e un Punto fuori di essa passa un solo piano. Il Piano è un insieme di scelte e regole, solitamente organizzate nel tempo, per il conseguimento di un determinato obiettivo nel futuro.

Il Punto è così tanto piccolo quanto infinitamente forte.

La Linea ha una dimensione infinitamente grande. La linea è costituita da punti.

La Superficie è infinitamente forte e infinitamente grande perchè è costituita da Punti e Linee.

Protagonisti sono dunque il Punto e la Linea che, come insegna l’esperienza percettiva e come ha evidenziato dal punto di vista teorico in modo puntuale lo studioso francese Michel Pastoureau, rappresentano il risveglio della Superficie, uno dei suoi principali elementi di scarto, cesura e attivazione. Elemento particolarmente prepotente, introduce discontinuità e al tempo stesso indica la continuità del divenire, è segnale del flusso inarrestabile, essenza e perno del movimento, vettore direzionale, transito; dunque azione, e non forma. Le opere esposte si avvalgono della Linea come ponte che collega ma anche come taglio che separa, frammenta le Superfici, le allontana, le avvicina, le perturba, mentre spesso collabora a creare una sorta di effetto specchio, una specie di duplicazione del simile che si rivela però presto come diverso. Instaurano un dialogo con le altre, fatto di contraddizioni e fratture con alcune, ricco di assonanze privilegiate con altre, fino a sembrare membri della stessa famiglia. Corrispondenze, simmetrie e scarti tanto delle Linee quanto delle stesure cromatiche, che giocano spesso sul contrasto o sulle gradazioni. La trasformazione della Linea è il cuore dell’esistenza, e dunque di questo lavoro. Lasciamoci trasportare dal flusso di sciami di Linee che percorrono la galleria, che, con il loro preciso ticchettio, si organizzano come soldati di un solo esercito e si dispongono come falangi sulle Superfici; quelle stesse Linee improvvisamente danno vita a elementi simili a pentagrammi o esplodono in fuochi d’artificio, oppure a tratti si animano con movimenti quasi organici assumendo conformazioni spaziali sempre diverse.

A volte le Linee creano effetti ottici disorientanti, dal sapore perfino catastrofico, che fanno pensare a Piranesi e a Escher, specialmente per quella componente di “quasi” specularità tra uguali ma diversi, e per l’assetto sempre instabile dello spazio che impone slittamenti e accelerazioni, improvvise cadute e itinerari imprevisti.

Cosa vedono i nostri occhi? È difficile da dire perché tutto cambia continuamente come in un film, un film di fantascienza però. Frattali, città, galassie, elementi che si aggregano momentaneamente, addensandosi a creare un nucleo, per poi aprirsi, disperdersi.

Più che il progetto di una città, è un sistema teorico, un diagramma operativo a cui applicare successivamente un progetto. Ad uno strato indefinito di segni si sovrappone il sistema definito di una struttura vuota, in cui si inseriscono, oggetti, memorie e mondi che convivono insieme contemporaneamente. L‘ordine distributivo è causale, ciò che interessa è l’ipotesi della costruzione di un arcipelago sovrapposto alla memoria. Di questo equilibrio vive la città: di una coabitazione tra universi all’interno di una memoria collettiva di mille città invisibili, sopra le macerie di un tempo che non diventerà mai rovina, tra storie, spazi, piani e frammenti d’altri universi sempre più complessi e stratificati. 

Ogni Punto, Linea, Superficie si realizza e si esplicita nella sua tensione verso l’unità, e in questa tensione si frammenta ulteriormente diventando parte minuta di una città immaginata e raccontata attraverso piccoli segni. La peculiarità di queste parti non risiede nella loro assoluta compiutezza, ma nel loro “in-staurarsi” all’interno di un insieme che diventa sistema diagrammatico. Le tele appaiono a tratti presenze naturali extra-terrestri, che raccontano la semplicità come forza, la complessità come energia superiore, dove è sufficiente guardare per immergersi nei solchi vissuti della tela, nelle tracce depositate dallo scorrere e consumarsi del tempo, dove alla fine è già la Superficie a rivelare ciò che inutilmente si nasconde.

_CONCLUSION
Gli spazi contenuti nelle tele sono vastissimi, siderali. La linea è un ponte tra un dipinto e l’altro, e l’osservatore si trova irretito in un gioco di rimandi che ha un fortissimo potere di coinvolgimento. A volte queste Linee creano un luogo introspettivo, di tenebre e di smarrimento, ma anche silenzioso custode di energie nascoste, dalle quali poter trarre energia. 

Testo di Filippo Martines

 

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INFO

Rome Art Week 2019
21-26 ottobre 2019

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Opere di Attilio Terragni, Emmanuele Lo Giudice, Paola Falini
Progetto a cura di Roberta Melasecca – Interno 14 next
Art Director Filippo M. Martines
Supervisor Cinzia Schiraldi
Testo di Filippo Martines
Partner dell’evento Tancredi Restauri s.r.l.
Durante la serata un’esperienza gastronomica, dalle tradizioni murgiane, a cura dell’Agrichef Donato Mercadante

Inaugurazione venerdì 25 ottobre 2019 ore 18.00
FORMEstudio
indipendent art gallery_polifunctional space_architecture firm
Via di Villa San Filippo, 34 – Roma 

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Roberta Melasecca Curator&Press

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