Emanuela Fabozzi – Faccebook – a cura di Roberta Melasecca | Galleria Frammenti d’Arte Roma

Emanuela Fabozzi
Faccebook
A cura di Roberta Melasecca

23 maggio 2019 ore 18.30 | Galleria Frammenti d’Arte | Roma
Fino al 30 giugno 2019

 

Il giorno 23 maggio 2019 alle ore 18.30 la Galleria Frammenti d’Arte presenta la mostra personale Faccebook di Emanuela Fabozzi, a cura di Roberta Melasecca. 

In mostra le 100 “facce” di amici reali-virtuali dell’artista in tele dal formato 20×20 cm, sculture ed oggetti in ceramica che costituiscono i diversi volti dello stesso progetto artistico. 

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E così ci incontreremo, / lasceremo, risa in sala / sette passi, sette leghe / tra di noi c’inventeremo. / E quasi non bastassero / i dolori della vita / – ci uccideremo con le parole. / Poi faremo un bell’inchino / che alla farsa porrà fine. / Tutti a letto se ne andranno / divertiti da morire. (Wisława Szymborska, Opera buffa da “Amore a prima vista”)

E’ inevitabile. La rete ormai fa parte integrante della nostra realtà e non costituisce più un mondo parallelo: viviamo, come afferma il giornalista Francesco Longo, in una società “aumentata”, dove non è più necessaria la distinzione tra online e offline. Immersi in un sistema di narrazioni, è il nostro viso che entra in gioco. Senza corpi, miliardi di facce si susseguono vorticosamente negli schermi dei nostri cellulari. La nostra immagine – e forse con essa anche la nostra identità – è al centro dell’universo, di singoli e microscopici universi imperniati su conformazioni in continuo cambiamento, diversi, categorizzabili. 

Un recente studio condotto da Daniel Preoţiuc-Pietro dell’Università della Pennsylvania ha esaminato 66 mila utenti su Twitter e analizzato 3.200 tweet tra i più recenti di ognuno: dei 66 mila utenti ne sono stati selezionati 434, sui quali è stata condotta un’analisi psicologica più approfondita attraverso il metodo “Big Five“. Mettendo in relazione i risultati dei test con i caratteri emersi dalle foto profilo, lo studio ha dimostrato che la foto in evidenza, che inseriamo nei social network, può fornire informazioni dettagliate sulla nostra persona, al punto da delineare cinque profili e cinque caratteristiche: estroversione, amicalità, coscienziosità, instabilità emotiva, apertura mentale. E così la foto dell’estroverso è colorata, senza occhiali e decisamente giovanile; l’amichevole mostra un’immagine variopinta, ma non molto nitida, con un viso sorridente; il coscienzioso si comporta in modo pianificato, si mostra soddisfatto e felice, spesso è da solo ed appare più vecchio che nella realtà; il nevrotico non nasconde il carattere negativo ed inserisce spesso un oggetto anziché il proprio volto; infine chi denota apertura mentale si presenta in modo stravagante e inusuale, preferendo anche lui un oggetto.

La giornalista e psicologa polacco-americana Aleks Krotoski si chiede: “But is my collection of status updates, photos, videos, blogposts and podcasts really me? It’s one expression of self, for sure. It’ s also one that I manipulate”. Lo schermo dello smartphone restituisce, dunque, secondo la Krotoski, un’immagine veritiera della propria identità ma anche facilmente manipolabile. Ed oggi due sono le correnti, naturalmente opposte, che si fronteggiano su tale questione: i social media creano una socialità reale? Interagiamo veramente con le centinaia di contatti che abbiamo online? La qualità di queste relazioni è uguale a quelle che abbiamo nel mondo “fisico”? La nostra identità sui social è autentica?

Nella realtà aumentata di Facebook, Twitter o Instagram, cerchiamo di realizzare quello che gli altri si aspettano da noi e, per poter piacere a tutti, dobbiamo rinunciare a quello che maggiormente ci caratterizza. Dunque, secondo questa prima tendenza, nei social noi non realizziamo la nostra identità: i social ci manipolano, rendendoci dipendenti dai feedback e ci allontanano da quello che siamo veramente; forzano il confine dell’identità, facendola a volte coincidere con l’immagine di essa e mettendola a disposizione di un pubblico non selezionato. La rete diviene uno spazio creativo entro cui ideare il proprio sé, alimentando le forme della simulazione, generando un personaggio o una molteplicità di personaggi e interpretandone i ruoli.

La seconda corrente mette, invece, in evidenza come non ci sia alcun motivo per non credere che le storie degli altri non siano narrazioni e descrizioni di vita autentica. Dopotutto anche nella vita reale cerchiamo, ad esempio, di apparire più belli, come facciamo nei social, oppure sempre e comunque siamo soggetti al giudizio altrui. Reiterando la dimensione del cafè, le opinioni che ci scambiamo riflettono il nostro pensiero, sia in ambito reale e sia virtuale, e a volte ci uccidiamo con le parole. Cameron Marlow, sociologo in-house di Facebook, dall’elaborazione dei tracciamenti dei server, ha evidenziato come il profilo di consumo di Facebook si dimostri molto simile al quadro delle relazioni che l’individuo intrattiene real life. 

In questo ampio dibattito a cui partecipiamo tutti indistintamente e inconsciamente, Emanuela Fabozzi, partendo da un’ampia formazione accademica e da una lunga esperienza nella scultura, ceramica, incisione e scenografia, apre un’altra finestra sul suo desktop e ci fa entrare nel suo spazio di costruzione della realtà e dell’identità. Sollecitata dalle suggestioni dell’art brut e della reminiscenza del fumetto, l’artista dipinge 100 volti di suoi “amici” – virtuali/reali -, 100 facce che rappresentano, nella loro permanenza e fuggevolezza, le classiche tipologie di profili che popolano il web. 

Muovendo da una riflessione sul rapporto tra rete, immagine e le forme del sé, le facce di Faccebook rispondono ad un preciso linguaggio decodificativo. La serie dei 100 si caratterizza per una ripetizione di stilemi: il contorno preciso e lineare, l’utilizzo di colori primari e derivati sgargianti e netti, il fondo monocromo in stile “foto-tessera”. Ogni personaggio è definito con il suo preciso carattere distintivo di gioia o tristezza, smarrimento o impertinenza, forza o alienazione, ma gli elementi che compongono il viso, a sembianza di dolci di una infanzia trascorsa, generano un ossimoro tra immagine rappresentata e carattere indentitario dell’immagine stessa: i bucaneve per gli occhi, i rigoli al posto del naso, i capelli come glassa delle torte con le colorazioni artefatte dei gelati.

Toni e dettagli disegnano, così, un mondo apparentemente giocoso, schiettamente ironico, a rappresentare le innumerevoli interfacce digitali attraverso cui agiamo, decidiamo, lavoriamo e viviamo. E il gesto dell’artista, puro e inesorabile, si declina in diversificati ludici media e tecniche – dalle tele 20×20 cm, alle sculture, agli oggetti ceramici – , a mistificare la figurazione di un volto sociale che cerca, contemporaneamente, il riconoscimento e la simulazione di un io modulare, assemblabile, fedele a tutte le diverse personalità che si sviluppano. 

I 100 volti di Faccebook non sono individui noti e riconoscibili e l’artista non li delinea con la volontà del ritratto o della caricatura: sono immagini definite nella loro indeterminatezza, nelle quali ognuno può identificarsi nelle fattezze, nel particolare aggiunto, nello sguardo, nella casuale coincidenza con aspetti identitari. Nella bruta consapevolezza dell’impossibilità di riuscire ad intrecciare tanti elementi altrui (cit. Remo Bodei), nella fragilità delle probabili relazioni reali e virtuali, Emanuela costruisce un caustico gioco, affollato da un popolo di ipertrofici e perfetti che, ogni sera, spenta la luce e visto l’ultimo volto, andranno a letto, divertiti da morire. 

O, forse, no.” 

Testo critico di Roberta Melasecca

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Emanuela Fabozzi. Nata a Roma nel 1956, dopo la maturità artistica al Liceo di via di Ripetta, nel 1979 si diploma in Scultura, Formatura e Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 1984, vincitrice di concorso, insegna “arte e immagine” nella scuola media. Ha svolto attività professionali come costumista e scenografa lavorando come assistente di Maurizio Tognalini e Graziella Pera presso il teatro Bagaglino “Salone Margherita” in Gianburrasca di Pingitore, College di Castellano e Pipolo, Segni particolari bellissimo di Castellano e Pipolo, Fantozzi contro tutti di Neri Parenti, Champagnein Paradiso di Maurizio Lucidi; ha collaborato con Graziella Pera ad Indietro tutta di Arbore e Biberon con Gabriella Ferri. Dal 1978 ha lavorato con l’artista Carlo Cattaneo con il quale ha elaborato le illustrazioni della rivista Psicanalisi contro di Sandro Gindro e l’evento legato ai 200 anni dalla Rivoluzione Francese “Furori e Poesia della Rivoluzione” curando l’allestimento di via Giulia; ha inoltre realizzato le marionette per il Teatro dei Sensibili di Giudo Ceronetti. Negli anni ’90 ha partecipato ad eventi ed esposto ed allestito “Passeggiando per le vie dell’arte” al Palazzo delle Esposizioni, “Eva ha mangiato la mela” al Palaparioli; nel 1999 “Arte ai mercati”, progetto di Ludovico Pretesi nella home gallery di Marcella de Donato e strutture metalliche alla galleria di Paola Verrengia, Salerno. Nel 2003 mostra personale “Incontri” a Palazzo Rospigliosi di Zagarolo con i testi di Barbara Martuscello. Dal 2015 riprende l’arte della ceramica partecipando a mostre collettive all’Ex Cartiera e al Museo delle tradizioni popolari. Dal 2019 collabora con l’Associazione Pandora. 

Si ringrazia Casale del Giglio per la degustazione durante il vernissage. 

 

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INFO

Emanuela Fabozzi
Faccebook
A cura di Roberta Melasecca
Con la collaborazione di Interno 14 next

Inaugurazione 23 maggio 2019 ore 18.30
Galleria Frammenti d’Arte
Via Paola 23 – Roma

Fino al 30 giugno 2019
Orari: dal lunedì al venerdì: ore 10.00-13.30 / 16.00-19.30
sabato e domenica su richiesta

Si ringrazia Casale del Giglio per la degustazione
www.casaledelgiglio.it 

Galleria Frammenti d’Arte
tel 06.93571441  mob 333.2000389
info@fdaproject.com
www.galleriaframmentidarte.com

Ufficio stampa
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
Roberta Melasecca

roberta.melasecca@gmail.com
3494945612
Cartella stampa e immagini scaricabili su
www.melaseccapressoffice.it